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  • IL CIARLATAN-CIALTRONE

    Beaumont sur Mer 4 agosto 2017

    iciarl

    Gli Amanteani come quasi tutti gli italiani sono attratti da venditori di fumo. In un mondo dominato dalla scienza, la gente impazzisce per maghi, cartomanti, chiromanti, astrologi e guaritori. A tali personaggi si rivolgono ogni giorno migliaia di persone alla ricerca di soluzioni per i loro problemi sentimentali, di salute, lavorativi e familiari. In quanto cattolici, credono nei miracoli, e se questi non si verificano immediatamente si rivolgono ai maghi. Se non esistessero altri fondati motivi per diffidare dai politici, basterebbero i sistemi adottati da costoro per “farsi conoscere” a farli guardare con sospetto e a non far provare per loro alcuna simpatia. Infatti quello di proporsi attraverso quel flagello tutto moderno chiamato pubblicità è un costume che in ogni persona equilibrata e con un minimo di buon senso non può non suscitare il sospetto che dietro le allettanti promesse si nasconda qualche fregatura. Un bel pomeriggio di sole, gli uccellini cinguettavano leggiadri, i fiorellini sbocciavano e un ominicchio di mezza età era in giardino alle prese con i suoi sogni di potere. Passeggiava tranquillo fra le aiuole del suo bel giardinetto curato e che si guardava in giro con il sorrisetto sarcastico di chi, sotto sotto, pensa che i suoi concittadini sono un misto di ignoranza, imbecillità e pressappochismo. Ma senza cattiveria, per carità, solo con la sfrontata spensieratezza di chi non ha mai avuto a che fare con uno come lui ladruncolo e senza morale “A chi tocca nun se ‘ngrugna” è un vecchissimo detto romanesco e lui, che ha dedicato la sua misera vita all’imbroglio, avrebbe dovuto tenerne conto. Oggi che il suo paese è attraversato da minacce, ricatti, da strade pieno di buche, invase da immondizie e di un mare pieno di pesci agonizzanti, ha pensato ancora una volta di agire circondandosi di personcine lillipuziane, pronte a realizzare i suoi sogni. I sogni di un imbroglione e ciarlatan-cialtrone.

    I ciarlatan-cialtroni esistono da sempre. Si presentano come vittime, incompresi, emarginati. La loro «soluzione» è sempre segreta, alternativa, miracolosa, idonea a curare le più diverse malattie sociali come la povertà, la disoccupazione e la fame. Si avvalgono di strategie di persuasione organizzata, ingannano, estorcono soldi e fiducia, e oggi vengono addirittura «promossi» nei social network e dalla tv-spazzatura. In altri paesi questi vengono facilmente identificati e resi inoffensivi, spesso subito arrestati. Il ciarlatan-cialtrone, da noi, invece si insedia incredibilmente in una organizzazione statale, circuisce apparati, estorce consensi, per sedersi addirittura a tavoli di trattative ministeriali assieme a inorriditi ricercatori, esperti e scienziati competenti e di statura internazionale. Nei piccoli paesi del Mezzogiorno, la professione ideale dell’aspirante ciarlatan- cialtrone è lo pseudo amministratore; attenzione, “amministratore”non capetto, che ultimamente sempre più spesso è diventato il ciarlatan-cialtrone per antonomasia, giacché una carica così esposta obbligherebbe a prendere delle posizioni, fare delle scelte, metterci la faccia. Invece, la posizione di “pseudo amministratore” si attaglia perfettamente all’ aspirante ciarlatan-cialtrone. Dal suo scranno sa ripetere, come solo lui sai fare, a voce un poco più alta e cambiando un avverbio o un aggettivo, una qualunque idea di quelle già espresse da qualcun altro. Lui non dimentica mai che giocando abilmente da fondo campo, senza mai scendere a rete, ma solo ributtando dall’altra parte della rete qualunque cosa arrivasse a portata.  Qualità preminente del ciarlatan-cialtrone è la mediocrità. Egli ne ha fatto una regola di vita. Anzi, la regola. Il ciarlatan-cialtrone non spicca in nulla, neppure nella cialtroneria; al massimo può arrivare a essere un mediocre ciarlatan-cialtrone, essendogli l’eccellenza, foss’anche in negativo, preclusa per definizione. A lui calza perfettamente quel che Leo Longanesi diceva per insultare qualcuno, attribuendogli l’appellativo di “testina di manzo numero due”, per non concedere il primato neppure in negativo. Di perfezione, quindi, nemmeno a parlarne, essendo la dimensione dell’apprendimento, con la sottesa tensione al miglioramento, fondamentalmente estranea alla natura di questo tipo umano. Il ciarlatan-cialtrone è quel che è, formato una volta e per sempre, ontologicamente determinato, immutabile come le montagne eppure molteplice nella sua ignoranza. Sono concetti densi e di non immediata comprensibilità (è palese), ma è il rischio che si deve correre se si vuole trattare una materia così gravida e magmatica come quella che è oggetto di questo breve scritto. D’altra parte, dopo millenni di empirismo cui finora ci siamo attenuti nei rapporti con il cialtrone, credo che i tempi siano maturi per tentare un qualche grado di elaborazione teorica. Questa storiella meridionale è innanzitutto una meravigliosa fiaba, e come tale può essere letta, gustandone i molti momenti di poesia “pura”: i bellissimi notturni illuminati dalla luce della luna sopra il castello normanno, le danze delle fatine per le strade del centro, le variazioni sul tema della natura dell’amore e le grotte dei desideri.

     I sogni di una notte di luglio sono dei veri e propri teoremi sulla ricerca di una convivenza possibile di un paese come tanti altri nel profondo Sud, ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per emergere dal loro quotidiano squallore, che si “rispettano” e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni. Un gioco, a volte divertente a volte crudele, di specchi e di scatole cinesi che rivelano quanto la vita degli uomini sia soggetta a mutamenti inspiegabili e come il meccanismo del “teatro nel teatro” riveli la verità più profonda della vita. Gli uomini si affannano in un folle girotondo e nel frattempo le fate si burlano di loro per soddisfare i propri capricci. Uno squallido spettacolo sul dissidio continuo e inevitabile tra ragione e istinto, tra il bello e il bestiale che vive in ognuno di noi e sulla riflessione quanto mai attuale di come nell’uomo questi due aspetti debbano necessariamente convivere.  Insomma, nel mondo reale il ciarlatan-cialtrone che sostiene che due più due fa cinque viene osannato, mentre la persona che insiste e viene  considerato un coraggioso pensatore indipendente, determinato a lottare contro la lobby delle calcolatrici, che per interessi inconfessabili e terribili vuole far credere a tutti noi che il risultato dell’addizione sia invece quattro,  viene messo, giustamente, dietro la lavagna con il berretto da somaro. Certo, ci sarebbe da ridere di fronte a tutto questo. Purtroppo però quando le bugie dei ciarlatan-cialtroni portano una intera collettività nel baratro, non possiamo più ridere. “Sotto la denominazione di “mestiere di ciarlatano” si comprende ogni attività diretta a speculare sull’altrui credulità, o a sfruttare od alimentare l’altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi, o millantano o affettano in pubblico grande valentia nella propria arte o professione, o magnificano ricette o specifici, cui attribuiscono virtù straordinarie o miracolose”.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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