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  • L’ORRORE!

    Roma 20 feb 2018

    lorrore

    A quelli che ben poco sanno sull’operato in Africa da parte di noi occidentali, consiglierei vivamente la lettura di “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, un polacco che scriveva in inglese.
    “Cuore di tenebra” è stato spesso interpretato sia come un atto di accusa al colonialismo europeo sia come un percorso di introspezione psicologica nell’animo umano, alla ricerca delle radici del Male e delle sue motivazioni. La scelta di Conrad è di fare di queste due dimensioni le parti del “cuore di tenebra” che l’europeo Marlow, partito come avventuriero al soldo di una compagnia commerciale, scopre a poco a poco durante la risalita del fiume. Il punto è che questa scoperta non è affatto neutrale e senza conseguenze. Da un lato, sul piano storico, è una severa denuncia degli orrori nascosti su cui si regge l’economia e il benessere della “società civilizzata”: Kurtz (e la Compagnia per suo tramite) si arricchiscono sfruttando ciecamente le risorse dell’Africa da un posizione di potere politico e militare; le norme di Kurtz sullo sterminio dei nativi sono il punto d’arrivo finale ed estremo di una logica perversa di dominio. D’altro canto, la ricerca di Kurtz da parte di Marlow porta in superficie tutta l’ambiguità affascinante del lato oscuro dell’umanità; i contorni tra Bene e Male cominciano a sfumare a mano a mano che si procede verso la verità, tanto che la figura di Kurtz – centro gravitazionale del “cuore di tenebra” del romanzo – è ammantata da un’aura irresolubile di ambiguità, cui Marlow non riesce a sottrarsi.
    Durante il ritorno, mentre anche Marlow s’ammala gravemente, Kurtz muore, consegnando al protagonista alcune carte e una fotografia, mormorando solo “L’orrore! L’orrore!”. Dal capolavoro di Conrad, Francis Ford Coppola ne ha tratto un film. “Apocalypse Now”. E’ una discesa lungo un fiume che pare conduca agli inferi, e c’è Coppola che ci porta in una giungla abbandonata dal mondo eppure ricca di fascino misterioso («Il limitare di una giungla colossale, di un verde così scuro da sembrare quasi nero, orlato dal bianco della risacca, correva dritto, come tracciato con la riga, lontano, lontano lungo un mare azzurro il cui scintillio era offuscato da una foschia strisciante»); c’è Kurtz, un uomo notevole («Lui aveva qualcosa da dire. E lo disse»), un magnifico oratore, un “genio universale” («È l’emissario della pietà, della scienza, del progresso e il diavolo sa di quante altre cose»), un estremista, uno al quale non si parla ma che sarebbe preferibile ascoltare; ci sono morte, follia e menzogna che si mescolano fino a diventare un’unica cosa («Nella menzogna c’è un odore di morte, di corruzione della carne, che ricorda ciò che fa più orrore al mondo e che si cerca di dimenticare»). Ci sono anche il volto imbrattato di Martin Sheen che esce dalle acque paludose e quello di Marlon Brando che lentamente buca l’oscurità, Coppola e Storaro che fanno una fugace comparsata (come membri di una troupe televisiva), Robert Duvall che imperturbabile vuole praticare il surf in mezzo ai bombardamenti, il fotoreporter Dennis Hopper che riconosce la potenza visionaria di Kurtz («La sua mente è lucidissima, ma la sua anima è matta»), Harrison Ford in una piccola parte e un giovanissimo Laurence Fishburne (sarà Morpheus nella saga di Matrix); c’è Jim Morrison con “The end” e The Doors (geniale cominciare il film con quella canzone) e la Cavalcata delle valchirie di Wagner (che sottolinea la notissima scena dei bombardamenti, con la musica “sparata” ad alto volume dagli amplificatori montati sugli aerei). E poi ancora Kurtz, «ombra più tenebrosa dell’ombra della notte», e l’insieme di dubbi e ripensamenti che lascia in chi lo ha incontrato («Marlow tacque e rimase seduto in disparte, indistinto e silenzioso, nella posa di un Budda in meditazione»). Infine l’orrore, ancora lui che ritorna. L’orrore.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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