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  • MAGLIARO – CARPET BEGGAR

    MAGLIA

    La persona umana,  quando avverte un insopportabile peso in fondo all’anima,  cerca di fuggire. Come se potesse depositare in qualche altro luogo quello stesso peso.  Proverà in tutti i modi di auto ingannarsi “Esce spesso fuori del grande palazzo colui che lo stare in casa ha tediato, e subito ‘ritorna’, giacché sente che fuori non si sta per niente meglio. Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente,come se si affrettasse a recar soccorso alla casa in fiamme; sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l’oblio,o anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla. Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo ‘io’, naturalmente,come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato,
    e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male; se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa,mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose,giacché è in questione non la condizione di un’ora sola,ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi che si trovi tutta l’età, qualunque essa sia, che resta dopo la morte. Infine, a trepidare tanto nei dubbiosi cimenti quale trista brama di vita con tanta forza ci costringe?Senza dubbio un termine certo della vita incombe ai mortali,né la morte si può evitare, dobbiamo incontrarla.” . Il problema è che nessuno può sfuggire a se stesso. “ Se audace, audace, e se debole, debole”. A me sembra che oggi sempre più ci si muove su dei pericolosissimi crinali. Chi afferma o crede in storie o teorie strampalate continuerà a farlo anche in presenza di dimostrazioni contrarie.

    Quella stessa persona  appare agli altri come persona normale anche perché spesso  appare convincente per l’apparente aderenza alla realtà.

    Questa condizione è spesso caratterizzabile come una degenerazione quasi patologica di alcuni tratti caratteriali come la diffidenza, l’inclinazione al pregiudizio o l’insicurezza. Il sistema di credenze di tipo persecutorio viene elaborato dalla  persona in modo lucido e sistematico, ovvero non viene in generale a mancare la funzione razionale.  Il fatto di leggere un libro (o guardare un film) e sentire che la propria vita è come quella della storia. La persona impreparata non si rende conto di esserlo e questa di non rendersi conto della propria condizione è una delle caratteristiche fondamentali dell’ignoranza.

    La legge non richiede veramente dimostrazione: è auto-evidente. Se l’ incompetente si rendesse conto di esserlo, farebbe qualcosa per migliorarsi oppure abbandonerebbe il tentativo di fare quello che fa. Invece, il vero incompetente continua allegramente nella sua azione distruttiva per se stesso e per chi gli sta intorno essendo del tutto incapace di diagnosticare la propria carenza di conoscenza.
    Se vogliamo, possiamo dire che questa persona  è affetta dalla sindrome di Dunning-Kruger che descrive il comportamento di persone che fanno scelte sbagliate e traggono conclusioni errate ma che, proprio a causa della loro incapacità di “capire”, non sono in grado di rendersene conto. Ci si può chiedere come si sviluppi questa condizione di inadeguatezza non percepita. In particolare, l’ impreparato spesso maschera bene la propria insufficiente competenza non solo a se se stesso ma anche a chi lo circonda. Spesso, in effetti, per difendersi, diventa  molto aggressivo nelle sue manifestazioni e questo viene a volte scambiato per sicurezza e – quindi – competenza. Ci vuole un certo tempo per determinare il grado di incompetenza di una persona e questo, spesso, lo possono fare soltanto persone veramente competenti; che purtroppo scarseggiano. Ciò permette al vero incompetente di sopravvivere e prosperare, perlomeno per un certo tempo. “La persona ‘sprovveduta”  si può riconoscere dal fatto che non ha dubbi sulla propria competenza,” o anche “il vero incompetente lo è in modo aggressivo”. Questo stesso corollario si può esprimere forme complementari come “la persona competente ha dei dubbi” e “la persona competente è disposta anche ad ascoltare le ragioni degli incompetenti”. Mettendo insieme questi corollari si riesce a produrre la famosa frase:  “non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza” .  Da ciò alle menzogne i l passo è breve. Le bugie supercagilistichesperalidose che vengono scritte  su Facebook e sui social media in generale. Sui falsi profili che vengono creati? Sulle foto sempre in posa da divo o da diva del cinema, pubblicate da chi vuol far credere di avere una vita stile non so quale diva del momento quando invece non ha mai messo veramente il piede fuori dal paese dove si è nati e che in qualche modo lo ripropone anche a migliaia di km di distanza.  Raccontare balle sui social (e in chat o via mail) è diventato lo sport nazionale, perché è molto più semplice mentire quando nemmeno si deve mostrare la propria faccia. E quante balle incredibili e mai verificabili si raccontano ad amici e conoscenti quando una storia finisce e si vuole demolire, per se stessi non tanto per altri,  l’immagine di qualcuno? Definitivamente: mentire è un’abitudine diffusissima. Il professore americano, Robert Feldam, autore del libro: “The liar in your life” (Il bugiardo nella tua vita)  ha indagato per anni scientificamente il fenomeno delle bugie e sostiene che mentire fa parte naturalmente del comportamento umano per quel che riguarda le relazioni. Già a tre anni i bambini capiscono che dire bugie li aiuta a mettersi al riparo da certi guai con gli adulti. Quanto alle persone adulte, si stima che ciascuno di noi menta a se stesso e agli altri almeno 13 volte alla settimana. Inoltre, sempre Feldam, ha fatto ampie ricerche su quelle che sono le bugie sociali, quelle raccontate per dare un’immagine di sé migliore di quella che è (questo è molto evidente nell’ambito della seduzione). Che cosa succede in questo caso? Bisogna considerare che le persone che si incontrano per la prima volta, non sanno nulla l’una dell’altra. Quindi è di gran lunga più facile “spararla grossa” e mostrarsi meglio di quello che si è. Questo è l’atteggiamento tipico del seduttore- seduttrice da strapazzo quando incontra una persona  che non conosce, o la “corteggia” su Facebook. Vuole dare l’idea di essere migliore di quello che è. Non lo fa per l’altro, per conquistarlo/a, ma per sentire tornare indietro l’eco di un’immagine positiva di sé (alla quale è il primo, inizialmente, a non credere veramente). Lo fa per se stesso. Non lo fa per l’altro. E’ per questo che poi, non appena il rapporto si fa un minimo  più intimo, la persona di cui sopra diventa sfuggente e si da a gambe digitalmente parlando. Non riesce più a reggere il gioco delle sue balle e si rende conto davanti a se stesso di essere un mediocre senza speranza. Et voilà, per evitare questa pessima sensazione, trova tutti i piccoli ostacoli possibili che gli impediranno di realizzare i propri sogni- menzogna. Ma la cosa peggiore che emerge è che alla fine, la persona è ben poco consapevole delle proprie bugie. Perché a furia di raccontare bugie, crede a quello che dice.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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