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  • Riflessioni su un sentimento

    riflessionisentimento
    Generalmente si pensa all’amore come a un profondo sentimento di affetto, simpatia, passione verso una persona, che si manifesta come desiderio di ricercare la sua presenza e di procurarle del bene. Alcuni tendono a identificare l’amore come un sentimento particolare, altri ritengono che l’amore non sia un sentimento particolare o una particolare qualità emozionale, ma lo spazio emotivo che si crea tra due persone, lo spazio comune all’interno del quale due persone si muovono in modo coordinato e consensuale. La distanza compresa tra l’affetto e la separazione, l’attaccamento e il distacco, cioè tutto il mondo dei sentimenti umani. Visto in questo modo, l’amore è l’organizzatore delle emozioni umane. Può assumere tante forme, tutte in relazione all’idea che abbiamo dell’altro: oggetto di cui disporre a proprio piacimento o persona con sue intenzioni e pensieri. Può diventare però anche un’esperienza dolorosa perché è un momento di grande vulnerabilità dove anche la minima diminuzione della corrispondenza può essere percepita come un grande dolore e una grande perdita.
    L’amore non poteva avere nessun ruolo nella realtà di Pan, l’antichissima divinità arcadica di un’era in cui l’elemento animalesco prevaleva su quello umano. Aveva gambe caprine e desiderava le capre. Gli antichi greci dicevano che fosse figlio di Ermete, dio degli armenti. Suonava volentieri il flauto e si prendeva gioco delle ninfe e dava loro la caccia, essendo come tutti i caproni, bestialmente sensuale. Diffondeva fra gli uomini il “panico” emettendo suoni all’improvviso. In questo suo mondo fatto di panico, masturbazione e stupro non vi era molto spazio per le emozioni. Le sue storie non potevano essere storie d’amore; non potevano essere racconti di sentimenti e relazioni umane. La danza è un rituale, non due che si muovono in coppia; la musica che risuonava dagli inquietanti pifferi di Pan, non erano note di una canzone d’amore. Si era anche abbastanza lontani dall’universo di Eros, al cui posto stavano sessualità e paura. In un mondo di riproduzioni industriali tecnicamente perfette è un “miracolo” di cui abbiamo bisogno per continuare a considerarci esseri umani che usano la propria mente. Le immagini oggi sono perfette, si trasmettono sugli schermi attraverso il globo, a costi ridicoli e a velocità supersoniche: ma sono ormai tutte “là fuori”. La nostra fantasia, la creatività interiore che chiamiamo immaginazione, anzi, tutta quella entità che gli antichi greci chiamavano psiche, si sta inaridendo e morirà per mancanza di esercizio. Il coro dell’Antigone “la più tenera anima di sorella” figlia di Edipo, ha descritto per sempre l’essenza dell’uomo senza mostrare un uomo. Il crudele Creonte, cognato di Edipo, la fece murare viva nel sotterraneo del mausoleo della famiglia reale. L’amore del promesso sposo Emone figlio di Creonte, non riuscì a salvarla. La trovò morta. Si era impiccata per non morire di fame. Il dolore per la morte dell’amata Antigone, fu insopportabile e si uccise, diventando uno dei primi martiri d’amore. Morire per amore nella modernità viene raffigurato dalla storia di Giulietta e Romeo, magistralmente rappresentata dal genio di William Shakespeare che ce lo spiega; e forse qualcosa in più doveva saperla per essere arrivato a quel punto. “Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento” Forse il cuore, l’essenza ultima del cuore è l’unica che non può cambiare, e se l’amore è legato a quest’ultima come può mutare? Se si ama una persona, se ci si lega al cuore di una persona come si può non accettarne i cambiamenti e mutare insieme ad essa? Come si può lasciare che un semplice mutamento rovini uno dei legami più importanti della vita? Forse varrebbe la pena tenersi colui che ci ama se c’è il “rischio” d’essere quello della propria vita. Quello stesso amore a volte si trasforma in guida nei momenti bui. Può diventare “la stella che guida ogni barca errante” Perché l’Amore “è un faro sempre fisso”, che non vacilla mai. Forse la nostra società si è così inaridita che non sa più cosa significa? Ci siamo così intirizziti che l’amore non è più al primo posto e lasciamo che ogni cosa lo influenzi e lo rovini? Eppure l’idea che nel mondo ci sia un qualcuno di speciale piace a tutti. Quello di trovare la nostra compagna/o giace invitante nel cuore di ognuno di noi. Qualcuno a cui accarezzare la mano tutta la vita, la cui bellezza ci appare lucente e splendente anche quando sarà sfiorita, anche quando le labbra non saranno più rosse come rosa e lo sguardo non sarà più padrone del luccichio della giovinezza e spensieratezza. Per quanto possa essere banale è il fine ultimo che ci accomuna quasi tutti. Per quanto ci si può nascondere dietro maschere, ruoli freddi e distaccati, per quanto ci si vuole nutrire di cibi intricati e complicati, per quanto si decide di farne a meno … il desiderio di trovare qualcuno è celato nell’animo di tutti. L’amore… il sentimento più vecchio del mondo. Che sia semplice o complicato, ricercato, mai trovato, sognato e agognato, rifiutato e ripudiato, promesso e mai mantenuto, scritto, cantato o recitato. Oggetto d’ispirazione da sempre, è il motore universale di qualsiasi cosa.
    “Se questo è un errore e mi sarà provato,/ Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato”.

    Gigino a Pellegrini & G el Tarik

    (Le citazioni sono tratte dalle Opere di William Shakespeare)

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